La famiglia Madrigal, nella fiaba Encanto, è famosa nel villaggio perché ciascun membro è dotato di un "talento", una sorta di superpotere unico e inimitabile.
Pepa influenza il tempo con il proprio umore, Isabella è in grado di far germogliare i fiori, Julieta cucina cibi dotati di poteri curativi, Luisa è dotata di una forza sovrumana, Dolores ha un udito super sviluppato, Antonio riesce a parlare con gli animali e Bruno può vedere nel futuro. La stessa casa dei Madrigal è magica!
Che cosa può andare storto quando la vita è agevolata da poteri magici che la rendono più "scorrevole"? Verrebbe da rispondere: "niente!".
In realtà, non è un esattamente cosi. Infatti, tutti i membri della famiglia sentono su di sé una pressione legata alle aspettative che la comunità (e nonna Alma) ha rispetto ai loro poteri.
Questo emerge bene, per esempio, nella canzone "La pressione sale" intonata da Luisa e che così recita: "Dietro il mio aspetto c’è un prezzo che mi è imposto, / il talento mi ha costretto, / E sale la pressione e non conosce stop, Sta pesando sempre più, sto per fare pop, woah /Dai a tua sorella ogni peso grosso / Ha la forza immensa di un colosso / Non saprei che fare, chi diverrò / Se cadrò?"
Qui si nota come i personaggi, anziché essere alleggeriti dai propri talenti, in realtà vi si sentano incastrati dentro, tanto che quando Mirabel non ottiene nessun talento, la famiglia e i concittadini ne restano quasi delusi. Paradossalmente, il momento in cui i personaggi si sentono veramente se stessi è solo quando (spoiler!) perdono i poteri che li caratterizzavano.
Nel mondo incantato della filosofia del diritto, Nietzsche, come Luisa, ci aiuta a fare una riflessione declinabile anche sul piano civico.
L'uso dei poteri in favore degli altri e a discapito della propria volontà –la c.d. "volontà di potenza" di Nietzsche – rende in realtà l'individuo infelice, perché non gli permette di esprimersi creativamente. Questa è infatti un'arma a doppio taglio: se l'individuo è infelice significa che non può prestare aiuto alla comunità nel modo in cui i suoi poteri gli permetterebbero di fare. Attenzione quindi, perché, a ben pensarci, ciascuno di noi ha dei poteri che sono potenzialmente utili per preservare e coltivare la comunità in cui viviamo.
Quando il "dovere" schiaccia il "diritto" si crea una crepa nel tessuto sociale, che impedisce all'individuo di aiutare al meglio la comunità, pur restando fedele al proprio genio creativo. Ecco perché in ogni comunità il confine tra il diritto e il dovere è labile, e ogni tanto entra in crisi.
Come sappiamo, dalle favole si può apprendere moltissimo: paradossalmente, la vera creatività rappresenta l’umanità dei personaggi di Encanto che si rivela nel momento in cui restano privati dei loro poteri, perché è solo in quel momento che realizzano chi realmente sono, liberi dai vincoli e dei doveri (ormai troppo stretti) a cui il loro talento li legava.