Cenerentola viene costretta dalla matrigna, Lady Tremaine, a stare sempre in cucina vicino ai fornelli; viene obbligata, per punizione, a pulire il tappeto e a lavare le finestre, per aver messo il topo nella tazza della colazione, secondo la versione delle cattive sorellastre.
La matrigna e le figlie, Genoveffa ed Anastasia, non risparmiano mai accuse e parole crudeli verso Cenerentola: proferiscono incessanti offese, per denigrarla e mortificarla. E proprio con questi perduranti insulti, commettono il reato di maltrattamenti ex art. 572 c.p., poiché realizzano una prevaricazione su Cenerentola, causandole sofferenze continue.
La ripetitività delle frasi ingiuriose – che isolatamente considerate potrebbero non costituire reato – determina l'abitualità della condotta. Questa è necessaria per l'integrazione del reato di maltrattamenti, unitamente all'elemento psicologico del dolo generico, ossia la coscienza e volontà di porre in essere gli atti vessatori: solo con insulti continui, ripetuti, abituali e quasi ossessivi – come avviene in Cenerentola – si genera un'idonea condotta per i maltrattamenti.
Lady Tremaine, Genoveffa ed Anastasia non realizzano aggressioni fisiche, ma ciò non rileva: sono, infatti, sufficienti minacce ed offese, purché abituali e continuative, tali da provocare forti dispiaceri.
La Suprema Corte sostiene da tempo come la condotta integrante il reato di maltrattamenti in famiglia non consista solo in percosse o lesioni alla vittima, ma anche in atti di disprezzo, che determinano la violazione della dignità personale.
Il reato di maltrattamenti viene generalmente consumato tra le mura domestiche, consentendo di esercitare un "controllo asfissiante" sulla vittima o un "potere assoluto" originato da gelosia o, come in Cenerentola, da invidia. Le sorellastre e la matrigna, estremamente invidiose della bellezza di Cenerentola, creano un sistema di vita improntato alla prevaricazione.
Per fortuna, però, "i sogni son desideri" e così Cenerentola riesce a coronare il suo, sposando il principe e … non dovendo più ascoltare le offese che così a lungo l'hanno afflitta.