Firenze non sarebbe Firenze senza Lorenzo il Magnifico.
Mecenate, poeta, umanista, scrittore e politico, segnò in modo definitivo il destino di Firenze nel Quattrocento, consegnando la città al successo e al prestigio.
Siamo nel Quattrocento a Firenze, un crocevia di artisti, scrittori e poeti di ogni genere. L'Italia si è appena lasciata alle spalle il medioevo. Nel corso di tutti gli articoli dedicati al medioevo, abbiamo più volte ricordato come sia solo un pregiudizio il fatto di descrivere il medioevo come "secoli bui". Si tratta a tutti gli effetti di una lettura che ne diedero il Rinascimento, e ancora di più l'Illuminismo. Una lettura che non tiene tuttavia conto di tutto il buono che effettivamente il medioevo è stato (un esempio fra tanti: le università nascono proprio nel medioevo).
Ad ogni modo, Lorenzo De’ Medici sente su di sé la fortissima responsabilità di elevare Firenze e risollevarla, dopo le difficoltà del medioevo. Per certi versi, Lorenzo è un po' come Clara di Heidi: quando riesce a sollevarsi dalla sedia a rotelle (non senza difficoltà), che nella lettura rinascimentale e soprattutto umanista, simboleggia il medioevo, continua a guardare il mondo, quello stesso mondo che fino a poco prima aveva ospitato il medioevo, ma con un punto di vista nuovo, rinnovato.
Ciascuno di noi può fare una prova: il nostro punto di vista cambia, a seconda del modo in cui guardiamo lo stesso oggetto, cambiando angolazione. E così fa Lorenzo: si alza, cambia punto di vista e rinnova completamente la città di Firenze.
Lo storico Francesco Guicciardini racconta come Lorenzo seppe portare alla città di Firenze la "giusta pace". Lorenzo diventò Signore di Firenze nel 1469, alla morte del padre Pietro. Fu artefice di una profonda ma delicata trasformazione dell'ordinamento interno di Firenze, così da affermarsi ancora di più a livello politico e riuscendo sapientemente a rendere Firenze lo stato moderatore di tutta la politica italiana tra Quattrocento e Cinquecento.
A livello politicò, denunciò la congiura dei Pazzi, organizzata dal Papa Sisto IV con lo scopo di destituire Lorenzo. Questo fece sì che Sisto IV decise di scomunicare Firenze. Ad ogni modo, Lorenzo non si perse d'animo, e decise di allearsi con la Repubblica di Venezia, il Ducato di Milano ed il Regno di Napoli, così che il Papa Sisto IV dovette arrendersi.
Ecco perché, dimostrata la propria potenza e soprattutto la propria capacità diplomatica, da quel momento in poi moltissime città italiane vollero allearsi con Lorenzo, dal momento che l'alleanza con Firenze era diventata una garanzia di pace e sicurezza.
Fu sempre Lorenzo a riuscire a far fare pace il Papa Innocenzo VII e Ferdinando di Napoli, e così dimostrò ancora una volta, all'Italia intera, le proprie abilità diplomatiche e retoriche, diventando garante dell'equilibrio politico in tutta la penisola italiana.
Insomma: uno sguardo capace di abbracciare tutta l'Italia, e di saperla tenere sapientemente in equilibrio. Un equilibrio complesso, ma sempre deciso e mai precario, proprio come quello della nostra Clara che, senza timore, decide di radunare tutte le proprie forze ed alzarsi dalla sedia a rotelle.
Clara si evolve e muta, cambiando prospettiva della propria persona e della propria essenza, così come l’umanesimo, con il bagaglio culturale che ha tramandato alle generazioni future, ha fatto. La forza dell’umanesimo è stata proprio quella di aver permesso l’introspezione dell’essere umano sì da consentire, tramite la dialettica aristotelica permeata nella cultura della società di allora grazie anche a Lorenzo, una continua autocritica ed evoluzione della propria persona.
Forse, sono proprio questi gli insegnamenti che ci hanno tramandato nella vita reale Lorenzo, nella nostra fantasia Clara.