Nel corso del suo viaggio nel Paese delle Meraviglie, Alice vive mille avventure. Suo malgrado, l'ultima fra queste, la porta ad essere imputata in un processo penale per aver spinto "Sua Maestà la Regina di Cuori" a una partita a croquet.
Ma cosa si intende con l'appellativo "imputato"? Tutti coloro che sono parti di un processo devono essere chiamati così?
Rispondiamo subito alla seconda domanda: no. Sono imputati solo coloro nei cui confronti viene esercitata l'azione penale. Cioè coloro che vengono citati in giudizio dal Pubblico Ministero perché da lui ritenuti responsabili di un reato.
Spieghiamoci meglio. Quando viene commesso un reato, il Pubblico Ministero, con l'ausilio della polizia giudiziaria, svolge le opportune indagini per far luce sull'accaduto. Nel momento in cui ritiene di aver compreso la dinamica dei fatti, di aver individuato il responsabile di quanto accaduto e di avere sufficienti prove per sostenere l'accusa in giudizio (cioè dinanzi ad un Tribunale che deciderà le sorti della vicenda), esercita l'azione penale.
Da quel momento, la persona che il PM (Pubblico Ministero) ritiene abbia commesso il fatto, viene chiamata con l'appellativo di "imputato".
Immaginiamo che nel Paese delle Meraviglie il Bianconiglio sia il Pubblico Ministero. Una volta venuto a conoscenza del reato egli dovrebbe far partire le indagini per scoprire chi abbia fatto cadere la regina.
Una volta trovati tutti gli elementi probatori necessari ad accusare una persona del fatto commesso, nel nostro caso Alice, il Bianconiglio dovrebbe esercitare l'azione penale e quindi citare Alice dinanzi al Tribunale per far partire il processo.
La figura processuale dell'imputato viene disciplinata dall'articolo 60 c.p.p. che, inoltre, precisa che "la qualità di imputato si conserva in ogni stato e grado del processo…". Ciò vuol dire che fino a quando il procedimento penale non sarà definitivamente chiuso, il soggetto avrà sempre la medesima denominazione.