Il nostro codice penale contiene due articoli che, a volte, fanno entrare in confusione.
Il primo è l'articolo 157 c.p. che si apre affermando come, decorso un determinato lasso ti tempo, "la prescrizione estingue il reato" mentre il secondo è l'articolo 172 c.p. che invece dice che, decorso un determinato lasso di tempo, "la pena si estingue".
Leggendoli di sfuggita sembrano due disposizioni simili, quasi identiche, che forse sono state messe per errore: dopotutto, dicono la stessa cosa… oppure no?
Prendiamo come esempio il gallo menestrello Cantagallo di Robin Hood, nel momento in cui si trova rinchiuso nella prigione del villaggio a seguito delle ben note scorrerie del malvagio Sceriffo di Nottingham e immaginiamo – per un momento – che sia stato condannato a seguito di un regolare giudizio davanti ad un tribunale, per un reato da lui effettivamente commesso.
Il fatto di trovarsi a scontare la pena della reclusione ci deve far pensare che entrambi gli articoli non siano più "utilizzabili" per il povero Cantagallo. Ma per giungere a questa conclusione, dobbiamo comprendere la differenza fra i due!
L'articolo 157 c.p. si occupa infatti del tempo necessario affinché un reato possa dirsi estinto. Dobbiamo ricordarci che una volta che viene commesso un reato (e dunque un delitto o una contravvenzione) lo Stato – nel nostro esempio, il Principe Giovanni, in quanto monarca; nel nostro ordinamento, lo Stato attraverso il suo potere giudiziario e dunque, la magistratura – ha un tempo massimo entro il quale svolgere il processo e decidere se Cantagallo è colpevole o innocente.
Passato un determinato periodo di tempo, calcolato come ci dice l'articolo, non si può più procedere contro una persona. Questa scelta fatta dal nostro Codice segue diverse ragioni: il passare del tempo spesso affievolisce l’interesse dello Stato a perseguire reati e di conseguenza l’esigenza di una tutela penale viene sentita meno.
Ovviamente questo non vale per tutto ed è lo stesso articolo che sottolinea una eccezione:
"La prescrizione non estingue i reati per i quali la legge prevede la pena dell’ergastolo (…)".
Alcune azioni, infatti, sono ritenute talmente gravi da non 'meritare' nessun trattamento di favore! Inoltre, ad un certo punto, anche chi ha commesso un reato ha diritto ad essere 'lasciato in pace' dal sistema giudiziario: immaginate di aver rubato una mela e di passare tutta la vita sotto processo.
Ecco, dunque, come il Codice ha scelto di bilanciare tutte queste esigenze: il Principe Giovanni ha avuto un tempo massimo per valutare se il Cantagallo fosse colpevole o meno e, rispettando queste tempistiche, lo ha condannato. Possiamo quindi dire che, per il cantastorie, non è trascorso il tempo necessario affinché intervenisse la prescrizione in modo da estinguere il suo reato!
L'articolo 172 c.p. si occupa invece non del reato, bensì della pena: non di quello che Cantagallo ha commesso, ma a ciò a cui è stato condannato. Nel nostro caso, la reclusione!
Immaginate che Cantagallo venga condannato ma che lo Sceriffo di Nottingham si dimentichi di andare da lui per portarlo in prigione… e se ne ricordi solamente dopo tantissimi anni. A questo punto il Codice penale ritiene che sia passato troppo tempo per "ricordarsi" che Cantagallo doveva andare in prigione a Nottingham: adesso, dopo tutti questi anni, c'è più né l'interesse dello Stato ad eseguire la pena, né tantomeno si avrebbe quella finalità rieducativa che permea l'intero sistema!
Per quanto riguarda Cantagallo però, a quanto pare, lo Sceriffo ha rispettato i tempi previsti dalla legge e quindi… ci dispiace menestrello, ma nel nostro esempio devi scontare la tua pena!