Il giovane Derek, principe protagonista de L'incantesimo del lago, dopo la sparizione dell'amata Odette e la morte del di lei padre in circostanze misteriose, è determinato a ritrovare la promessa sposa ad ogni costo. Si reca dunque nella foresta, alla ricerca del "Grande Animale", pensando che il rapitore di Odette sia questa creatura che può assumere qualunque forma: il principe scaglia così una freccia contro un cigno, nella convinzione di colpire il suo nemico. Egli non sa, invece, che il cigno è proprio Odette, vittima di un incantesimo dello stregone Rothbart.
Derek potrà essere chiamato a rispondere del tentato omicidio di Odette? Il giovane principe è, infatti, caduto in un errore sul fatto e questo potrebbe escludere la sua responsabilità penale.
In materia, l'articolo 47 comma 1 c.p. afferma: "l'errore sul fatto che costituisce il reato esclude la punibilità dell'agente. Nondimeno, se si tratta di errore determinato da colpa, la punibilità non è esclusa, quando il fatto è preveduto dalla legge come delitto colposo".
In particolare, un fatto, per poter essere considerato reato, deve essere tipico, antigiuridico e colpevole. L'errore attiene a quest'ultimo piano, quello della colpevolezza, in base al quale un soggetto è punibile solo se il fatto tipico e antigiuridico che ha commesso è a lui rimproverabile anche da un punto di vista psicologico.
Fra gli elementi di cui si compone la colpevolezza ci sono, da un lato, il dolo e la colpa e, dall'altro, l'assenza di cause di esclusione della colpevolezza, fra cui rientra l'errore.
Se l'autore di un reato erra o ignora uno o più elementi del fatto concreto previsti da una norma incriminatrice, egli non agisce con dolo. Il dolo è, infatti, conoscenza e volontà degli elementi costitutivi di un reato: l'errore su uno di questi elementi ha l'effetto di impedire all'autore del reato di rendersi conto del significato della sua condotta e di escludere, di conseguenza, la punibilità.
L'errore sul fatto di cui all'art. 47 co. 1 c.p. è noto come "errore-motivo", perché influisce sul processo formativo della volontà: in questa situazione, il soggetto non può essere punito perché la sua volontà, a causa di un errore sulla situazione di fatto in cui si trova ad agire, non si è correttamente formata ed egli non si rende conto del significato della propria azione. È importante precisare che questo discorso non vale quando l'errore ricade non su una situazione di fatto ma sulla legge penale: è noto il principio ignorantia legis non excusat, ma sarà approfondito in un'altra fiaba.
Fatte queste premesse, sembra potersi concludere che l'errore di Derek escluda il dolo perché il tentativo di omicidio doloso presuppone che l'autore del fatto sia consapevole di direzionare l'azione contro un "uomo", essendo la qualità di essere umano un requisito essenziale del soggetto passivo del reato.
Occorre verificare, esclusa la responsabilità a titolo di dolo, se possa residuare una responsabilità a titolo di colpa: ricordiamo, infatti, che l'art. 47 co. 1 c.p. prevede che se si tratta di errore determinato da colpa, la punibilità non è esclusa, quando il fatto è preveduto dalla legge come delitto colposo.
Più in particolare, occorrono due presupposti: l'errore di percezione deve essere deve essere dovuto a colpa, ossia dovuto ad un'inosservanza di norme precauzionali imputabile all'agente, e il fatto deve essere espressamente previsto dalla legge come delitto colposo.
Nessuno dei due presupposti è ravvisabile nella condotta di Derek.
Per quanto riguarda il primo requisito, la norma chiede che l'errore sia determinato da colpa. La colpa è quella situazione soggettiva in cui si trova chi cagiona un evento non voluto, che si verifica però a causa di negligenza, imprudenza, imperizia o per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline, valutate secondo i parametri di diligenza media. Per un approfondimento sul tema della colpa, rimandiamo all'articolo sul giovane Hercules.
L'errore di Derek non è stato determinato da negligenza, imprudenza o imperizia né da violazione di legge ed è, pertanto, sicuramente scusabile, tale quindi da escludere la colpevolezza: usando la diligenza media, il giovane principe non avrebbe comunque potuto immaginare di sparare ad Odette.
Per quanto riguarda il secondo requisito, è vero che l'ordinamento italiano incrimina, all'art. 589 c.p., l'omicidio colposo ma non lo punisce nella forma tentata: la struttura del tentativo, infatti, è fisiologicamente incompatibile con un addebito colposo, come abbiamo approfondito qui. Il nostro principe, quindi, non risponderà per il tentativo di omicidio colposo perché questa fattispecie non è espressamente prevista dalla legge.
Derek sarà quindi assolto ai sensi dell'art. 530 c.p. perché "il fatto non costituisce reato", per mancanza dell'elemento soggettivo.