La morte di Re Mufasa è una di quelle scene che non importa quante volte hai visto, ogni volta è sempre come la prima: occhi lucidi nella migliore delle ipotesi, pianti a dirotto in tutte le altre.
E cosa dire di Scar? Il malefico fratello che agogna a governare, aspirando così tanto alla Rupe dei Re che non solo ordisce l'omicidio del fratello, ma trova anche il modo di far ricadere la colpa sul piccolo nipote.
La cattiveria di Scar è talmente ignobile che Simba vive nella convinzione di aver cagionato la morte del padre: nel momento del duello finale fra i due, infatti, Scar lo fa 'confessare' davanti alle leonesse.
Scar: Se non fosse per te Mufasa sarebbe ancora vivo! È solo colpa tua se è morto, lo vuoi negare?
Simba: No.
Ma chi ricorda tutte le scene e le battute a memoria, non dimentica che è stato proprio lo zio sfregiato all'occhio che ha insinuato nel piccolo leoncino la convinzione di essere lui la causa di quel tragico evento.
Poco dopo la caduta dal masso ed il passaggio dalla mandria di gnu, Scar si palesa alle spalle di Simba che piange il padre ormai morto: "Simba… che cosa hai fatto? (…) il Re è morto e se non fosse stato per te sarebbe ancora vivo".
È proprio questo aspetto che ci fa pensare che, sebbene sia già stato analizzato (leggi qui) l'errore di fatto con Derek e Odette (articolo 47 c.p.), è il successivo articolo che sembra parlare della scena madre del Re Leone!
L'articolo 48 del Codice penale recita infatti: "Le disposizioni dell’articolo precedente si applicano anche se l’errore sul fatto che costituisce il reato è determinato dall’altrui inganno; ma, in tal caso, del fatto commesso dalla persona ingannata risponde chi l’ha determinata a commetterlo".
Quella appena delineata è una particolare ipotesi di errore sul fatto, nel quale tuttavia la causa di tale errore non è interna al soggetto agente bensì esterna, determinata cioè dall'intervento fraudolento di un altro soggetto che dolosamente approfitta della buona fede dell’esecutore materiale.
Ci sono due diverse modalità nelle quali tale attività fraudolenta può estrinsecarsi:
- con il silenzio, nel caso in cui in capo all’ingannatore sussista un obbligo di informazione,
- con una vera e propria attività menzognera. Scar non si limita a tacere sulle sue azioni, ma fa in modo che Simba si convinca di essere lui ad aver cagionato la morte del padre e, sicuramente, non vi era mala fede nel momento in cui lo spelacchiato nipotino camminava assieme a Nala.
La seconda parte della norma inoltre, pur evidenziando la responsabilità del soggetto che trae in inganno per il fatto commesso dall’ingannato, fa tuttavia salva l’ipotesi in cui l’errore in cui è incorso l’autore materiale sia dipeso da colpa nel caso in cui il fatto sia previsto dalla legge come delitto colposo.
Dal momento che il nostro ordinamento concepisce la fattispecie delittuosa dell'omicidio colposo, potrebbe rientrarvi quanto commesso da Simba?
Se così fosse, Simba risponderebbe per colpa, mentre Scar per dolo. Tuttavia, con un'analisi più attenta non si può che notare come, al momento dell'arrivo della mandria, Simba e Nala stessero solamente camminando nella gola, mentre le vere autrici della precipitosa fuga degli gnu furono le iene, dietro precise istruzioni di Scar. A ben guardare, dunque, l'unica attività 'criminale' messa in atto da Simba risulta essere aver disobbedito al padre e di essere andato in cerca di avventure nella terra di nessuno: una disobbedienza che non può però rilevare nella morte di Mufasa.
In conclusione, il soggetto che ha materialmente tenuto la condotta (Simba, il c.d. autore immediato, che ha 'portato' il padre nella gola) è caduto in errore sul fatto a causa dell'inganno su un elemento essenziale del fatto di reato posto in essere da un altro soggetto (Scar, il c.d. autore mediato, che ha fatto perdere a Mufasa la presa dalla roccia, cagionando la sua caduta e successiva morte).
Non sarà dunque Simba a dover rispondere dell'omicidio di Re Mufasa, bensì Scar, che giustamente alla fine del cartone viene smascherato e paga per le sue azioni!