La regina Grimilde non desidera altro dalla vita che essere la più bella: ogni giorno si rivolge allo Specchio Magico, servo delle sue brame, per sapere chi è la più bella del reame.
Un giorno, purtroppo, lo Specchio la informa che, vestita sol di stracci, c'è una fanciulla assai più bella di lei: questa giovane ha la bocca di rose, i capelli del colore dell'ebano e la carnagione bianca come la neve.
La regina, riconosciuta in questa descrizione proprio Biancaneve, la sua figliastra, ordina al suo fedele Cacciatore di uccidere la giovane e di racchiuderne il cuore dentro a una scatola.
Come sappiamo il Cacciatore, quando trova Biancaneve, non riesce ad ucciderla, forse impietosito nel vedere la fanciulla indifesa e impaurita.
Possiamo utilizzare questa fiaba per esaminare la scriminante prevista dall'art. 51 c.p., che prevede la non punibilità di chi commette un reato in adempimento di un ordine legittimo imposto dalla pubblica Autorità. Cosa sarebbe successo, per esempio, se il Cacciatore avesse ucciso Biancaneve? Sarebbe stato condannato per omicidio volontario? Oppure ne avrebbe risposto solo la regina Grimilde
Scopriamolo insieme.
L'art. 51 c.p. recita quanto segue: "L’adempimento di un dovere imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo della pubblica Autorità, esclude la punibilità.
Se un fatto costituente reato è commesso per ordine dell’Autorità, del reato risponde sempre il pubblico ufficiale che ha dato l’ordine.
Risponde del reato altresì chi ha eseguito l’ordine, salvo che, per errore di fatto, abbia ritenuto di obbedire ad un ordine legittimo.
Non è punibile chi esegue l’ordine illegittimo, quando la legge non gli consente alcun sindacato sulla legittimità dell’ordine".
Come anticipavamo, questa norma introduce una causa di giustificazione: cioè, una particolare situazione in cui un comportamento, che normalmente costituisce reato, viene considerato lecito in tutto l'ordinamento perché è la legge che lo impone o lo consente.
L'art. 51 c.p., infatti, trova la sua ratio nel principio di non contraddizione: l'ordinamento non può, allo stesso tempo, imporre un certo comportamento e punirlo, a maggior ragione se questo comportamento è imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo della pubblica Autorità.
Il dovere, dunque, può scaturire da una norma giuridica o da un ordine della pubblica Autorità.
Quanto alla prima fonte, l'obbligo può derivare non solo dalla legge (o da un altro atto normativo equiparato) ma anche da qualsiasi precetto giuridico, fra cui il diritto internazionale. Per esempio, immaginiamo che il Cacciatore operi come agente di polizia giudiziaria: se arrestasse Biancaneve nella flagranza di un reato non commetterebbe il reato di sequestro di persona o di arresto illegale perché ci sono delle norme nel codice di rito che impongono l'arresto in determinate situazioni.
Quanto alla seconda fonte, "un ordine legittimo della pubblica Autorità", l'ordine consiste in una manifestazione di volontà che un superiore rivolge a un subordinato, in vista del compimento di una condotta. Affinché l'adempimento dell'ordine imposto dall'Autorità possa scriminare sono richiesti, però, precisi requisiti.
In primo luogo, il rapporto di subordinazione deve avere natura pubblicistica, proprio come quello che intercorre fra la Regina e il Cacciatore: come regina del reame, Grimilde esercita pubblici poteri.
In secondo luogo, l'ordine deve provenire da una "pubblica autorità". Secondo l'interpretazione prevalente, in questa nozione devono ricomprendersi sia i pubblici ufficiali, cioè coloro i quali esercitano una pubblica funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa, sia gli incaricati di pubblico servizio, cioè coloro che, a qualunque titolo, prestano un pubblico servizio. Stando a queste definizioni, poste rispettivamente dagli artt. 357 e 358 c.p., la Regina Grimilde è un pubblico ufficiale, dal momento che verosimilmente esercita al tempo stesso sia la funzione legislativa, sia la funzione giudiziaria, sia la funzione esecutiva.
In terzo luogo, l'ordine imposto dalla pubblica Autorità deve essere legittimo, sia formalmente sia sostanzialmente.
Da un punto di vista formale, è richiesto che il superiore abbia la competenza ad emetterlo, che l'inferiore abbia la competenza ad eseguirlo e che siano state rispettate le procedure e le formalità di legge previste per la sua emissione. Per esempio, sarebbe illegittimo un ordine rivolto dallo Specchio Magico al Cacciatore, perché fra i due non c'è alcun rapporto di subordinazione.
Da un punto di vista sostanziale, invece, devono sussistere i presupposti richiesti dalla legge. Per esempio, se Grimilde volesse far arrestare Biancaneve, dovrebbe emanare un'ordinanza di custodia cautelare che dia conto dell'esistenza di sufficienti indizi di colpevolezza a carico della fanciulla.
In presenza di queste condizioni, quindi se l’ordine è legittimo, né il superiore né il subordinato sono responsabili penalmente del reato commesso dal subordinato per ordine del superiore. Nel caso, ipotetico, in cui il cacciatore arrestasse Biancaneve in esecuzione di una fondata ordinanza cautelare emessa da Grimilde, nessuno di loro risponderebbe di sequestro di persona o di arresto illegale.
Invece, se l’ordine è illegittimo, ai sensi dell'art. 51 co. 2 c.p., la responsabilità del reato ricade sempre sul pubblico ufficiale che lo ha impartito.
Se l'ordine è illegittimo, inoltre, del reato commesso risponde anche il subordinato, con due eccezioni (previste, rispettivamente, ai commi 3 e 4 dell'art. 51 c.p.).
In primo luogo, l'esecutore non risponde se, a causa di un errore sul fatto, ha ritenuto di obbedire a un ordine legittimo. Ad esempio, se il cacciatore arrestasse Biancaneve ritenendo fondata l'ordinanza di custodia cautelare, che invece si basa su presupposti creati ad arte da Grimilde, non risponderebbe né di arresto illegale né di sequestro di persona.
In secondo luogo, il subordinato non risponde del reato commesso quando la legge non gli consente alcun sindacato sulla legittimità dell'ordine. Questa ipotesi si riferisce ai rapporti di natura militare, caratterizzati dal fatto che la legge impone all'inferiore la più stretta e pronta obbedienza.
L'insindacabilità di questi ordini, noti come "ordini illegittimi vincolanti", si estende solo alla legittimità sostanziale. Il sottoposto, quindi, può sempre sindacare la forma dell'ordine, la sua attinenza al servizio e la competenza dell'autorità ordinante: come abbiamo già detto, il Cacciatore non sarebbe scriminato se commettesse un reato per ordine dello Specchio Magico, che non ha alcuna competenza ad emanare ordini.
Il Cacciatore quindi, in un'ipotesi del genere, dovrebbe rifiutarsi di eseguire l'ordine.
Infine, c'è un'ultima deroga, che è stata elaborata dalla dottrina: se l'ordine è manifestamente criminoso, il sottoposto ha il diritto-dovere di opporre un rifiuto, anche se si tratta di un ordine "vincolante".
È proprio quello che ha fatto il nostro Cacciatore quando si è rifiutato di uccidere Biancaneve; se, invece, avesse rispettato l'ordine, la sua condotta probabilmente non sarebbe stata scriminata perché, sebbene gerarchicamente vincolato, in quanto servitore, ad una pronta obbedienza alla Regina, avrebbe avuto il diritto-dovere di rifiutarsi di eseguire l'ordine manifestamente illegittimo.