Nel cuore di molte storie intramontabili si celano profonde lezioni sulla dignità umana, sull’emancipazione e sui diritti fondamentali.
Un esempio tangibile di ciò è il cartone “Il Principe d’Egitto“, ispirato alla vicenda biblica di Mosè. Questo capolavoro cinematografico mette in luce l’epica lotta per l’abolizione della schiavitù e la conquista del diritto al lavoro retribuito.
In Italia, l’abolizione della schiavitù è sancita dall’art. 2 della Costituzione, che enuncia:
“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
L’art. 4 della Costituzione, invece, riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che lo rendano effettivo. Il dettato costituzionale infatti sancisce che:
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Questo impegno fondamentale da parte dei costituenti è mirato a costruire una società più equa e inclusiva, in cui ogni essere umano sia libero e possa godere del diritto al lavoro retribuito.
Il diritto al lavoro retribuito è un pilastro fondamentale della dignità umana, sancito sia dalla Costituzione italiana sia da numerose convenzioni internazionali, a partire dalla Convenzione ILO sull’abolizione del lavoro forzato del 1930.
Questo diritto implica la possibilità di svolgere un’attività lavorativa retribuita in condizioni di libertà e dignità.
Infatti, il diritto fondamentale alla libertà personale e ai propri diritti trova fondamento nell’abolizione della schiavitù, una forma estrema di sfruttamento che priva l’individuo di autonomia e diritti essenziali.
Senza l’eliminazione della schiavitù, una persona, che non fa parte dei ceti sociali più alti, sarebbe costretta a lavorare senza compenso e contro la propria volontà, subendo sfruttamento e privazioni senza alcuna protezione legale.
Raggiungere questo traguardo richiede una profonda consapevolezza della gravità di tale sfruttamento e una ferma volontà politica da parte dei costituenti, unitamente all’impegno costante della società e delle istituzioni nel suo complesso.
Dopo la liberazione, il popolo guidato da Mosè cerca di stabilire un sistema in cui ogni individuo possa svolgere un’attività lavorativa retribuita, sperimentando libertà e dignità prima negate.
Mosè non solo libera il popolo ebraico dalla schiavitù fisica, ma li emancipa socialmente, guidandoli verso un mondo prospero ed inclusivo.
La fiaba mostra la solidarietà del popolo di fronte alle sfide, costruendo una comunità basata su libertà, dignità e reciproco rispetto, esemplificando l’importanza della solidarietà per una società inclusiva.
L’abolizione della schiavitù e il diritto al lavoro retribuito, garantiti dalla Costituzione italiana e dalle convenzioni internazionali, sono due facce della stessa medaglia e sono fondamentali per assicurare i diritti inviolabili di ogni individuo, emancipando coloro che sono stati vittime della schiavitù.
È imperativo continuare a promuovere e difendere tali diritti, garantendo che nessuno debba mai essere sottoposto a forme di sfruttamento e che tutti possano godere della libertà e della dignità che meritano.
Questo impegno è il fondamento di una società giusta, inclusiva e rispettosa dei diritti umani.