Johnny Bravo è un giovane con ciuffo biondo, molto muscoloso, vanitoso, ignorante e spavaldo che indossa una maglietta nera attillata, per mettere in risalto i pettorali. Immancabili i suoi occhiali da sole.
Johnny è sempre alla ricerca di donne da sedurre e conquistare, con modi e comportamenti “particolari”, goffi, fastidiosi e per questo fallimentari (del resto ai tanti muscoli corrisponde poco cervello).
Così corre dalla mamma per farsi consolare e coccolare: insomma un macho bambaccione pure sessista …ad esempio quando dice «che bisogno c'era di far votare le donne! Le donne devono stare ai fornelli.»
Non è forse questa una manifestazione di violenza di genere?
Per violenza di genere si intendono tutte le forme di violenza, da quella psicologica e fisica a quella sessuale, che riguardano persone discriminate in base al sesso.
La Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione della violenza contro le donne del 1993 definisce la violenza contro le donne come «qualsiasi atto di violenza di genere che provoca o possa provocare danni fisici, sessuali o psicologici alle donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia che si verifichi nella vita pubblica o privata.»
La violenza di genere si manifesta con vari reati come l'omicidio, i maltrattamenti, lo stalking, la violenza sessuale, le percosse, lesioni, minacce, coercizioni e manipolazioni.
La violenza di genere è stata (ed è) contrastata attraverso l'adozione di diverse disposizioni legislative, tra cui la Legge n. 119/2013, nota come "Legge sul femminicidio" e, in sede Ue, attraverso la Direttiva 2011/99/UE (recepita dall’Italia tramite il decreto legislativo n. 9 dell’11 febbraio 2015) rilevante per i diritti, il supporto e la protezione delle vittime, nonché la Convenzione di Istanbul (ratificata in Italia con la L. 77/2013).
Johnny Bravo farebbe bene a tacere invece di dire le sue scemenze sessiste e i suoi «Ehi, Baby».
Infatti come sosteneva George Eliot «Beato l’uomo il quale, non avendo nulla da dire, si astiene dal dimostrare con le parole l’evidenza del fatto.»