“Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?”.
Dopo aver scoperto che Biancaneve la superava in bellezza, la crudele Regina Grimilde ordina al suo fedele cacciatore di uccidere la giovane fanciulla.
L’ordine della Regina, a pensarci bene, rappresenta un provvedimento amministrativo che fa sorgere, in capo al suo servitore, l’obbligo di portare Biancaneve nel bosco ed ucciderla. Si sa che il cacciatore, intenerito dalla ragazza dalla pelle bianca e dalle labbra rosse, decide di sua spontanea volontà di non eseguire l’ordine in precedenza impartitogli.
Ma immaginiamo un caso diverso: il cacciatore è intenzionato a portare ad esecuzione l’ordine ricevuto ma Grimilde, dopo aver ordinato la morte di Biancaneve, cambia idea, ritenendo che la ragazza debba rimanere in vita. In questa ipotesi, come può la Regina intervenire sul suo precedente ordine?
Il caso appena ipotizzato ci permette di parlare dell’istituto della revoca del provvedimento amministrativo.
Nello scorso articolo abbiamo visto che la legge attribuisce alla Pa, in determinate ipotesi, il potere di autotutela, ossia il potere di tornare su sue precedenti decisioni (provvedimenti) e, qualora ne ricorrano i presupposti normativi, di rimuoverle dall’ordinamento giuridico, in maniera unilaterale ed autonoma e senza la necessità di adire preventivamente l’ autorità giurisdizionale.
Abbiamo anche visto che sono espressione del potere di autotutela amministrativa l’annullamento d’ufficio ( previsto dall’art. 21 nonies, Legge 241/90 ed analizzato la scorsa volta) e la revoca, che ora si andrà ad illustrare nei suoi tratti essenziali.
L’art. 21 quinquies della Legge 241/90, in particolare, disciplina l’istituto della revoca del provvedimento.
Analogamente all’annullamento d’ufficio, anche la revoca rappresenta un provvedimento amministrativo (c.d. provvedimento di secondo grado) con il quale la Pa interviene su un altro provvedimento adottato in precedenza, determinando la sua inidonietà a produrre ulteriori effetti per il futuro (ex nunc).
Tuttavia, a differenza del potere di annullamento d’ufficio – che la Pa può esercitare nel caso in cui il provvedimento amministrativo sia illegittimo ex art. 21 octies, Legge 241/90 – la revoca ha ad oggetto un provvedimento amministrativo legittimo ma inopportuno, in quanto affetto da un vizio di merito (e non di legittimità).
L’art. 21 quinquies, in tal senso, subordina l’esercizio del potere di revoca al verificarsi di una delle seguenti situazioni, tra loro alternative:
- “sopravvenuti motivi di interesse pubblico” diversi rispetto all’interesse pubblico originario che aveva legittimato l’adozione del provvedimento oggetto di revoca. Con riferimento a questa prima situazione, immaginiamo il caso in cui Grimilde abbia adottato l’ordine di uccidere Biancaneve per soddisfare l’interesse pubblico dei suoi sudditi ad avere, quale Regina, la donna più bella del regno. Tuttavia, in un secondo momento, emerge un diverso interesse pubblico, rappresentato dall’interesse dei sudditi ad avere una principessa, futura erede al trono, più giovane e più bella rispetto alla attuale regnante;
- “mutamento della situazione di fatto non prevedibile al momento della adozione del provvedimento” oggetto di revoca. Con riferimento a questa ipotesi, pensiamo al caso in cui dopo l’adozione dell’ordine di ucciderla, Biancaneve decida di scappare in un altro Regno lontano lontano (ad es. il Regno della Bella addormentata nel bosco);
- “nuova valutazione dell’interesse pubblico originario“che aveva legittimato l’adozione del provvedimento amministrativo. Questa situazione, ad esempio, potrebbe verificarsi nel caso in cui Grimilde abbia adottato il provvedimento per soddisfare l’interesse pubblico dei sudditi ad avere una Regina senza figli e senza figlie. Ma nel caso in cui, tale interesse venga valutato in maniera nuova – ad esempio perchè Grimilde si rende conto che in realtà l’interesse dei sudditi è solamente quello di avere una Regina senza figli maschi – l’ordine dalla stessa adottato potrà essere oggetto di revoca.
É importante precisare, infine, che se la revoca comporta dei pregiudizi in danno dei soggetti direttamente interessati (ad es. nei confronti del destinatario del provvedimento revocato) l’amministrazione ha l’obbligo di provvedere al loro indennizzo.
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