Il titolo II del libro II del Codice penale è dedicato ai reati contro la pubblica amministrazione.
Le prime norme incriminatrici che incontriamo sono quelle che disciplinano i delitti dei pubblici ufficiali e degli incaricati di un pubblico servizio ai danni della pubblica amministrazione.
Questo significa che le norme in questione descrivono reati propri, cioè che possono essere commessi solamente da chi sia pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio.
Chi sono questi soggetti?
In parte ce lo dice già il Codice penale che, agli artt. 357 e 358 c.p., contiene le definizioni, rispettivamente, di pubblico ufficiale e di incaricato di pubblico servizio.
Oggi ci soffermiamo sulla nozione di pubblico ufficiale.
Ai sensi dell'art. 357 c.p., "Agli effetti della legge penale, sono pubblici ufficiali coloro i quali esercitano una pubblica funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa.
Agli stessi effetti è pubblica la funzione amministrativa disciplinata da norme di diritto pubblico e da atti autoritativi, e caratterizzata dalla formazione e dalla manifestazione della volontà della pubblica amministrazione o dal suo svolgersi per mezzo di poteri autoritativi o certificativi".
Ciò che assume rilievo è l'esercizio di una pubblica funzione da intendere in senso oggettivo: è pubblico ufficiale chi svolge concretamente compiti propri dell'attività pubblica nell'ambito della funzione amministrativa, giudiziaria e legislativa.
Per aiutarci a chiarire meglio questa nozione ci viene in soccorso una delle regine più amate e spietate di sempre: la Regina di Cuori.
La sanguinaria sovrana, infatti, riveste certamente il potere legislativo: basti pensare che, su suo preciso ordine, tutte le rose del regno devono essere di colore rosso, pena la decapitazione. Questo ordine è espressione del potere legislativo, cioè del potere che spetta alla Regina di redigere e promulgare le leggi del reame. Non solo: la sovrana detiene anche il potere giudiziario. Infatti, è lei che delibera le condanne a morte dei suoi sudditi, ordinando alle Carte- guardie reali di tagliare la testa a chiunque le abbia fatto uno sgarbo.
Ancora. Quando decide di decapitare Alice perché la povera bambina le ha fatto perdere le staffe durante una bizzarra partita di croquet, è la Regina di Cuori stessa a tenere, in qualità di giudice, il processo nei confronti della giovane. La funzione giudiziaria è, infatti, la funzione attribuita alla magistratura e diretta a risolvere i contrasti che possono verificarsi all'interno della collettività.
Non è però solo questo: come precisato dalla giurisprudenza, infatti, rivestono la qualifica di pubblici ufficiali anche gli ausiliari del giudice nonché i testimoni.
I primi, infatti, ricevono una formale investitura da parte del magistrato (della vendicativa Regina, nel nostro caso) e, comunque, svolgono un incarico ausiliario alla funzione giurisdizionale. Quindi anche il Re di Cuori, che siede a latere della sua Regina in qualità di consigliere, può essere considerato un pubblico ufficiale.
Quanto ai testimoni, essi partecipano con la propria deposizione alla formazione della volontà del giudice e rivestono, pertanto, la qualità di pubblico ufficiale sin dal momento della loro citazione in giudizio. Ricorderete che nel processo ad Alice vengono chiamati come testimoni il Leprotto Bisestile, il Toperchio e il Cappellaio Matto: tutti loro rivestono la qualifica di pubblici ufficiali.
Più complicato risulta definire la funzione amministrativa. La giurisprudenza è ormai concorde nel ritenere che sono pubblici ufficiali quei soggetti che, pubblici dipendenti o semplici privati, possono e debbono – quale che sia la loro posizione soggettiva – formare e manifestare, nell’ambito di una potestà regolata dal diritto pubblico, la volontà della Pubblica Amministrazione, ovvero esercitare, indipendentemente da formali investiture, poteri autoritativi, deliberativi o certificativi.
Per capire meglio possiamo immaginare che l’Asso, il Due e il Tre di Fiori, oltre ad essere dei giardinieri-carte pittrici, siano anche incaricati di certificare il colore delle rose per conto della Regina Rossa: qualora redigessero un atto attestante che tutte le rose del regno sono rosse, anche se sanno bene che alcune sono bianche perché sono stati proprio loro a piantare dei roseti di colore bianco, probabilmente commetterebbero il reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico. Infatti, nel momento in cui alle Carte viene attribuito il compito di certificare il colore delle rose, esse diventano pubblici ufficiali perché hanno un potere di tipo certificativo, anche se sono dei semplici servitori della Regina.
Anche le Carte che svolgono la funzione di forze dell’ordine sono pubblici ufficiali, perchè hanno il potere autoritativo.
Per "potere autoritativo" si intende quel potere che permette alla Pubblica Amministrazione (alla Regina, nel nostro esempio) di realizzare i suoi fini mediante veri e propri comandi, rispetto ai quali il privato si trova in una posizione di soggezione. Nel corso della fiaba vediamo spesso le Carte-guardie esercitare questo tipo di attività, in particolare quando arrestano Alice o le Carte-giardiniere dopo che la Regina ha intimato “TAGLIATEGLI LA TESTA”. Il potere autoritativo, infatti, comprende sia i poteri di coercizione, quali arresto e perquisizione, e di contestazione di violazioni di legge sia tutte quelle attività che sono comunque esplicazione di un potere discrezionale nei confronti di un soggetto che si trova su un piano non paritetico rispetto all'Autorità.
Chi sono invece gli incaricati di pubblico servizio? Seguitemi in questo viaggio e lo scopriremo.