Ricordate quando abbiamo parlato della imputabilità del Sultano di Aladdin, ipnotizzato dal perfido Jafar pronto a tutto pur di avere il potere e la bella Jasmine (se non lo ricordate, leggete qui)?
Il povero sovrano di Agrabah viene fatto cadere in uno stato di totale soggezione grazie al magico e potente bastone del Gran Visir: il Sultano ripete e fa tutto ciò che gli viene richiesto, sino a consegnare il suo prezioso anello, nel quale si trova incastonato il mistico diamante blu.
Sotto il profilo giuridico, è possibile affermare che Jafar si fa consegnare l'anello dal padre di Jasmine tramite violenza?
In generale, possiamo dire che usiamo violenza quando, impiegando dell'energia fisica, cerchiamo di vincere un ostacolo reale o supposto.
Tuttavia, nel nostro codice penale non troviamo una vera e propria definizione; perciò, dobbiamo chiedere aiuto a dottrina e giurisprudenza, che hanno individuato due diverse tipologie di violenza, una propria ed una impropria.
Se parliamo di violenza propria, intendiamo quella derivante dall'impiego dell'energia fisica direttamente su una cosa o su una persona: ad esempio quando Jafar, dopo essersi tramutato in un gigantesco serpente tenta di stritolare fra le sue spire Aladdin, oppure quando quest'ultimo rompe la clessidra gigante dentro la quale è stata rinchiusa Jasmine.
Si ha violenza impropria, invece, quando si determina uno stato di incapacità di volere o di agire del soggetto passivo: in sostanza, quando si esercita una pressione sulla volontà altrui impedendone la libera determinazione.
Questa compressione della volontà può avvenire con qualsiasi mezzo idoneo a portare detta conseguenza; in questo senso si parla di violenza impropria, perché possono essere utilizzati anche modalità che non comportano la violenza in senso proprio (fisica) come, ad esempio, l'uso di narcotizzanti o sostanze stupefacenti.
Come esempio possiamo utilizzare proprio la scena del cartone di cui abbiamo parlato: Jafar ipnotizza il Sultano e, comprimendone la sua libera autodeterminazione lo costringe, mediante violenza impropria, a consegnargli l'anello.