La mia eroina del cuore, Sailor Moon, ci ha salvato da Dark Kingom e, per fare ciò, ha dovuto combattere contro molti nemici della Terra. Ma, domanda da un milione di euro, può farlo?
Interviene in suo soccorso la Costituzione che all'art. 11 sancisce a chiare lettere il ripudio alla guerra offensiva e di conquista designando uno scenario rivolto a creare condizioni sempre più favorevoli al negoziato ed alla pacifica convivenza.
Non per questo, subito dopo, viene dichiarata la piena approvazione dell'ingresso italiano in organizzazioni internazionali e sovranazionali che intendano «assicurare la pace e la giustizia tra le Nazioni», perseguendo così i fini della Costituzione, anche a costo di limitare la sovranità statale.
Fin qui tutto molto bello, ma non è così, perché pur nella sua nobiltà l'art.11 presenta un grande problema dogmatico che sta nella definizione di guerra, intesa qui, quasi esclusivamente, come conflitto fra stati confinanti che, nella nostra era 2.0 e per la nostra eroina Sailor Moon sono ben rare (vd, in proposito, gli art. 78 e 87).
Non solo, i costituenti non hanno previsto nemmeno le alleanze multilaterali quali NATO e Patto di Varsavia e nemmeno il terrorismo organizzato. Colpa loro? No, semplicemente erano esseri umani che non potevano prevedere il futuro.
Due quindi le interpretazioni che si possono fare dell'art. 11. La prima, letterale del testo, sostiene l'illegittimità di qualsiasi coinvolgimento dell'Italia che non rientri negli schemi della classica guerra di confine (una posizione molto simile a quella di Stato neutrale); la seconda invece mira a tener conto, nell'applicazione dell'art. 11, delle trasformazioni avvenute in questi ultimi anni e nel modo di porsi della guerra nel mondo attuale.
NB: l'art. 11 deve essere letto anche in concordanza con l'art. 10 sui rifugiati politici sia all'art. 3 e cioè il principio di eguaglianza.