Nella fiaba Biancaneve, la Regina cerca in ogni modo di tornare ad essere la "più bella del reame", perché non sopporta l'idea che Biancaneve sia più affascinante di lei e cerca di realizzare il suo proposito in modo decisamente illecito.
Inizialmente ordina al cacciatore di uccidere Biancaneve, strappandole il cuore; poi si trasforma in una vecchietta ed offre alla figliastra una mela avvelenata che la fa cadere in un sonno simile alla morte.
Quando viene inseguita dai nani, cerca di far rotolare un masso su di loro, ma a causa di un fulmine, cade in un burrone e muore.
La Regina, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, ha commesso, in tempi diversi, una pluralità di violazioni di legge.
Il disegno criminoso è uno degli elementi costitutivi del reato continuato– previsto dall'art. 81 c.p. secondo comma che prescrive l'applicazione della pena stabilita per il reato più grave, aumentata fino al triplo- unitamente alla pluralità di azioni o omissioni e più violazioni di legge.
In che cosa consiste il "medesimo disegno criminoso"?
Con tale espressione si indica l’ipotesi in cui l'agente abbia, prima dell’inizio dell’esecuzione del primo crimine, programmato i reati che vuole commettere. In buona sostanza, è l'elemento che distingue l’ipotesi del concorso materiale da quella del reato continuato.
L'art. 81 c.p. non detta una definizione di “medesimo disegno criminoso”, pertanto, per riempire questo vuoto, è dovuta intervenire la giurisprudenza di legittimità.
Secondo un consolidato orientamento tra gli indici rivelatori dell’identità del disegno criminoso vanno apprezzati: la distanza cronologica tra i fatti, le modalità della condotta, la sistematicità e le abitudini programmate di vita, la tipologia dei reati, il bene protetto, l’omogeneità delle violazioni, la causale, le condizioni di tempo e di luogo (Corte di Cassazione, Sent. n. 1587/2000).
Sono, poi, intervenute le Sezioni Unite della Cassazione secondo le quali l'individuazione del "medesimo disegno criminoso" deve avvenire attraverso criteri indicatori ovverosia: l'omogeneità delle violazioni e del bene protetto, la contiguità spazio-temporale, le singole causali, le modalità della condotta, la sistematicità e le abitudini programmate di vita (Corte di Cassazione, Sezioni Unite, Sent. n. 28659/17).
La Cassazione, infine, è tornata anche recentemente sul tema, rilevando come siano sufficienti anche solo alcuni indici (tra l'unitarietà del contesto e della spinta a delinquere, la brevità del lasso temporale che separa i diversi episodi, l'identica natura dei reati, l'analogia del "modus operandi" e la costante compartecipazione dei medesimi soggetti), purché significativi (Corte di Cassazione, Sent. n. 10359/2023).
L'accertamento del requisito della unicità del disegno criminoso costituisce una questione di fatto rimessa alla valutazione del giudice di merito; se la continuazione non è stata esclusa dal giudice della cognizione, il giudice dell’esecuzione può applicarne la disciplina ai sensi dell'art. 671 c.p.p., svolgendo un'approfondita verifica della sussistenza degli indicatori suddetti.
Si segnala un recentissimo intervento chiarificatore delle Sezioni Unite della Cassazione sui criteri da adottare in ordine alla individuazione della "violazione più grave" nel caso di reati giudicati con le forme del rito abbreviato. In base all'art. 187 delle disp. att. c.p.p.,
"Per l'applicazione della disciplina del concorso formale e del reato continuato da parte del giudice dell'esecuzione si considera violazione più grave quella per la quale è stata inflitta la pena più grave, anche quando per alcuni reati si è proceduto con giudizio abbreviato".
Le Sezioni Unite infatti hanno dettato il seguente principio di diritto:
"Ai sensi dell'art. 187 disp. att. cod. proc. pen., il giudice dell'esecuzione deve considerare come "pena più grave inflitta", che identifica la "violazione più grave", quella concretamente irrogata dal giudice della cognizione siccome indicata nel dispositivo di sentenza" (Corte di Cassazione, Sezioni Unite, Sent. n. 7029/24).
Per fortuna la Regina non riesce a realizzare il suo proposito criminale, poiché cade nel burrone e muore; inoltre – ed è ciò che maggiormente conta – Biancaneve si sveglia dal sonno grazie al bacio del suo amato Principe.