In Rapunzel, Flynn Rider, con i fratelli Stabbington, dopo essere entrato nella reggia reale, ruba un diadema e per nascondersi dalle guardie, entra in una torre, convinto che sia disabitata.
In realtà qui vi abita Rapunzel, che lo tramortisce, lo lega con la propria chioma e gli sottrae il diadema con una precisa intenzione: se Flynn la porterà a vedere le luci, lei glielo restituirà.
Pertanto Rapunzel ha sottratto un oggetto, non con lo scopo di ottenere un profitto, ma per realizzare un suo sogno: ha commesso furto?
Per rispondere a questa domanda occorre prendere in considerazione una recente sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione (n. 41570 del 12 ottobre 2023) chiamate a pronunciarsi sulla seguente questione di diritto:
"se il fine di profitto del reato di furto, caratterizzante il dolo specifico dello stesso, sia circoscritto alla volontà di trarre dalla sottrazione del bene una utilità di natura esclusivamente patrimoniale, ovvero possa consistere anche in un fine di natura non patrimoniale".
Nel caso analizzato dalle Sezioni Unite, l'imputato aveva strappato di mano il telefono cellulare alla persona offesa per ritorsione e dispetto, dopo che quest'ultima aveva chiamato i Carabinieri, a seguito di un litigio.
L'imputato era stato contestato il reato di cui all'art. 624 bis c.p., ma la Corte affronta la questione con riguardo a tutte le ipotesi di furto.
Tale delitto è previsto dall'art. 624 c.p. secondo il quale:
"Chiunque s’impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri".
Secondo le Sezioni Unite la scelta di circoscrivere la nozione di profitto all'ambito strettamente patrimoniale non può trovare fondamento in un significato univoco della parola 'profitto' nel linguaggio comune; quest'ultima ricorre infatti in espressioni prive di qualunque correlazione con la sfera del lucro economico, finendo per identificarsi:
"in un giovamento o vantaggio, sia fisico che intellettuale o morale o pratico (si pensi al trarre profitto da una lezione o da una cura)".
Pertanto il profitto rilevante è quello che deriva dal possesso (penalisticamente inteso), ossia dalla conservazione e dal godimento del bene.
La nozione di profitto non può che essere calibrata sul vantaggio che l'autore intenda trarre dall'impossessamento: il profitto rilevante non può essere apprezzato solo in termini monetari.
Le Sezioni Unite forniscono alcuni esempi di profitto rilevante come colui che ruba per farsi espellere dal corpo militare nel quale era stato arruolato oppure per farsi mantenere in carcere. In questi casi il vantaggio non proviene immediatamente dall'impossessamento della cosa, ma dall'illecito commesso.
Risulta fondamentale l'utilizzazione autonoma del bene per qualunque fine da parte dell'autore dello spossessamento, cui si accompagna l'impossibilità per il detentore di farne uso.
Del resto anche per il reato di rapina è stato ritenuto che il profitto possa concretarsi in ogni utilità, anche se sono morale o in situazioni di soddisfazione e godimento che l'agente si ripromette di ritrarre – anche non immediatamente – dalla propria azione (purché ovviamente l'impossessamento sia avvenuto con violenza o minaccia); all'identica conclusione si è giunti in tema di ricettazione.
Le Sezioni Unite hanno, quindi, enunciato il seguente principio di diritto:
"nel delitto di furto, il fine di profitto che integra il dolo specifico del reato va inteso come qualunque vantaggio anche di natura non patrimoniale perseguito dall'autore".
Pertanto, anche Rapunzel ha posto in essere il reato di furto. Tuttavia, manca un elemento essenziale per la sussistenza di questo reato: l'altruità della cosa sottratta, dal momento che il diadema le apparteneva.