Aurora, Biancaneve e Hansel e Gretel: questi i protagonisti di alcune delle fiabe che tutti conosciamo sin da bambini. Cosa c’è che accomuna loro e molti altri personaggi delle fiabe? Il fatto che ci sia un antagonista che vuole attentare alla loro vita. Ci vengono subito in mente la matrigna che vuole far mangiare a Biancaneve una mela avvelenata, la strega che cattura Hansel e Gretel per divorarli, o ancora Malefica che maledice la principessa Aurora. In tutte queste vicende, c'è qualcuno che non rispetta il diritto alla vita dei personaggi citati. Ma cos’è il diritto alla vita?
John Locke (1632-1704) afferma, nel secondo dei Due trattati sul governo (1689), che esistono tre diritti fondamentali che lo stato deve tutelare: il diritto alla vita, quello alla libertà e quello alla proprietà. Il primo, a cui attenta Malefica quando proclama che Aurora prima dei sedici anni si pungerà con un fuso e morirà, lo abbiamo sin dalla nascita: con diritto alla vita non si intende, però, il diritto a vivere con determinate condizioni e una qualità di vita accettabile, ma la semplice condizione di essere vivi.
Locke sostiene che questo diritto si basa sul fatto che la vita di ciascun uomo è proprietà del dio cristiano e, dunque, noi uomini non possiamo decidere di essa. Cosa implica questo? Che Malefica, la matrigna di Biancaneve e la strega di Hansel e Gretel attentano a un diritto che dovrebbe essere inviolabile.
Allontanandoci dalla teoria lockiana, la questione riguardante il diritto alla vita si inserisce in un dibattito attuale molto complesso. Possiamo e dobbiamo chiederci quale potere abbiamo noi uomini sulla nostra vita e su quella degli altri: le questioni che si aprono sono numerose e vanno dall'eutanasia all'aborto e dall'omicidio per difesa alla pena di morte.