Le avventure di Po, il Guerriero Dragone, non annoiano mai e il quarto film della serie cinematografica Kung Fu Panda, uscito di recente nelle sale, conferma ciò. Tra le scene che più muovono gli spettatori, strappando qualche risata, c'è quella ambientata nella tana dei ladri. Po deve, infatti, arrivare a Juniper City per combattere con la Camaleonte ma, non appena lui e la sua compagna di viaggio Zhen arrivano in città, vengono arrestati. Quando scappano dalla polizia che li aveva catturati si rifugiano nella tana dei ladri dove, però, non vengono accolti nel migliore dei modi: gli abitanti della tana, infatti, vogliono sin da subito combattere con Zhen e farle del male. Po cerca di fermarli con un discorso molto profondo. Dice, infatti, agli abitanti della tana, di fare del bene al prossimo e di compiere l'azione giusta perché ciò avrà conseguenze positive. Loro, però, capiscono tutt'altro, ovvero di fare meno violenza nel presente per poterne fare di più nel futuro.
Walter Benjamin (1892-1940) rabbrividirebbe nel vedere questa scena. Lui è, infatti, l'autore di un trattato proprio su questo tema il cui titolo "Per la critica della violenza" (1920-1921) è esplicativo. Benjamin, filosofo e scrittore tedesco, si interroga profondamente sulle implicazioni etiche e politiche della violenza, in tedesco Gewalt, come mezzo per raggiungere la giustizia. Nella sua riflessione, Benjamin distingue tra violenza “mitica” (mythische Gewalt) e violenza “divina” (göttliche Gewalt). Il primo tipo di violenza è legato all’ordine giuridico vigente e al suo mantenimento ed è usato per preservare lo status quo, ovvero per imporre le leggi e garantire che esse vengano rispettate. Il secondo tipo di violenza, quella divina, invece, è una forma di intervento che mira a interrompere il ciclo della violenza mitica, instaurando un nuovo principio di giustizia e annullando il diritto esistente: più che mirare alla creazione di un nuovo diritto, però, mira all'eliminazione della violenza mitica stessa. Benjamin associa questo tipo di violenza a un principio di giustizia pura, al di là delle leggi umane.
Questa scena di “Kung Fu Panda 4” si carica quindi di rilevanza filosofica se letta attraverso questa distinzione tratta dall'opera di Benjamin. La risposta degli abitanti della tana, "meno violenza ora, più violenza dopo", riflette una comprensione distorta della proposta di Po e, allo stesso tempo, riecheggia la ciclicità della violenza mitica di cui parla Benjamin. L’idea che rinunciare alla violenza nel presente possa solo posticipare e potenzialmente aggravare conflitti futuri è una critica pungente alla tendenza umana di risolvere le controversie attraverso la forza, senza affrontare le radici profonde dell’ingiustizia.
La scena, inoltre, può essere interpretata come una dimostrazione pratica della violenza divina secondo Benjamin: l’intervento di Po, pur non essendo violento nel senso fisico del termine, è rivoluzionario poiché cerca di interrompere il ciclo della violenza mitica proponendo un cambiamento radicale nell’approccio degli abitanti della tana, suggerendo un’azione che non sia reattiva ma moralmente guidata.
Questo momento del film, quindi, non solo serve a un importante sviluppo narrativo ma apre anche una finestra su questioni morali e filosofiche di grande rilevanza. La lezione di Po diventa un chiaro esempio di come la violenza divina, secondo Benjamin, potrebbe manifestarsi: non attraverso atti di distruzione ma attraverso la promozione di un cambiamento profondo nel cuore e nella mente degli individui. Benjamin critica l’accettazione acritica della violenza come mezzo necessario per il mantenimento dell’ordine sociale e giuridico e sostiene che il diritto si basa sulla violenza per la sua stessa istituzione (in quanto si tratta di istituire un potere coercitivo di alcuni consociati verso altri consociati) e per la sua conservazione, e che questa relazione tra diritto e violenza deve essere messa in discussione.
L’appello di Po alla riflessione e all’azione morale riecheggia l’urgenza di Benjamin di cercare vie alternative alla risoluzione dei conflitti, che non perpetuino la dialettica della violenza. L’accento posto da Benjamin sulla necessità di un rinnovamento etico e giuridico trova eco nella persuasione morale di Po, che mira a instaurare un principio di giustizia non basato sulla reciprocità della violenza ma sull’empatia e sulla comprensione reciproca.
In conclusione, la scena di “Kung Fu Panda 4” nella tana dei ladri, quando analizzata alla luce del trattato “Per la critica della violenza” di Walter Benjamin, offre una riflessione profonda su come possiamo interpretare e potenzialmente interrompere i cicli di violenza nella società. Attraverso la commistione di intrattenimento e filosofia, “Kung Fu Panda 4” invita gli spettatori a una riflessione più ampia sul significato della giustizia e sui modi in cui possiamo contribuire a costruire un mondo meno violento e più giusto.