Tra le scene che tutti ricordiamo de Il Re Leone, c’è indubbiamente il conflitto tra Scar e Mufasa. Il piano di Scar è semplice: uccidere il fratello e il nipote in modo da usurpare il trono. Come mette in atto il piano? Conduce il nipote Simba all'interno di una gola mentre le iene inducono una mandria di gnu a correre nel crepaccio. Mufasa allora, avvertito dallo stesso Scar, salva il figlio mettendolo al sicuro ma viene travolto dagli gnu. Con un balzo, si aggrappa a delle rocce e cerca di risalire verso la cima ma, quando sul ciglio della gola chiede aiuto a Scar, quest’ultimo si rifiuta di dargli una mano provocandone la morte.
Cosa diciamo noi di questo episodio? Critichiamo il comportamento di Scar, il quale ha fatto di tutto per far vincere i suoi interessi, senza preoccuparsi della vita del fratello. Per noi un atteggiamento simile è assolutamente da condannare perché immorale, ma Niccolò Machiavelli la pensava diversamente. Ne Il principe (1532), Machiavelli afferma che il principe, ovvero chi è al governo, deve "imparare a poter essere non buono, ed usarlo e non usarlo secondo la necessità" (Il Principe, XV, 1).
Cosa direbbe, allora, Machiavelli di questo episodio? Sosterrebbe che, se Scar è convinto di poter essere un re migliore di Mufasa, è giusto che usi tutti i modi che ha a disposizione per ottenere il trono e governare bene, anche se questo comporta l’essere malvagio. E una volta diventato re, vista la natura cattiva di tutti gli uomini, dovrà saper usare sia la sua bontà sia la sua cattiveria per mantenere lo stato. Ciò non significa che Machiavelli esorti a usare sempre la crudeltà, ma che, secondo lui, la violenza è uno degli strumenti utili a raggiungere i propri scopi e, anzi, a volte è l’unico strumento che può permetterci di ottenere ciò che vogliamo. Proprio grazie alla violenza, infatti, Scar riesce ad autoproclamarsi re delle Terre del Branco.