«Agli uomini le chiacchere non vanno, si annoiano a sentire “bla bla bla!”. Ora fai la tua scelta, io non posso più sprecare troppo tempo qui con te, voglio solo la tua voce! Prendi fiato, fatti forza, firma questa pergamena!». È così che Ursula, strega del mare, convince Ariel a cedere la sua soave voce in cambio di sembianze umane e, così facendo, realizza un vero e proprio trattamento di dati personali. Infatti, come previsto dal Regolamento UE n. 2016/679 sulla protezione dei dati personali (GDPR), qualsiasi operazione applicata ai dati personali costituisce un "trattamento": registrazione, distruzione, estrazione, diffusione o, come in questo caso, raccolta e conservazione della voce di Ariel.
Eppure, chissà se la Sirenetta conosca i propri diritti di "interessata", in quanto individuo a cui si riferiscono i dati personali. Dopotutto, assieme a nome e cognome, età, fotografie e tanto altro ancora, anche la voce è un "dato personale", perché in grado di identificare (o rendere identificabile) una persona fisica. E, se da un lato troviamo la Sirenetta nel ruolo di interessata, dall'altro incontriamo Ursula, che funge da "Titolare del trattamento", poiché soggetto che decide come e a che scopo trattare la voce di Ariel.
Il Regolamento europeo prevede che ogni trattamento di dati personali debba essere legittimato dall'esistenza di precisi presupposti di legge, meglio noti come "basi giuridiche", senza cui il trattamento stesso sarebbe illecito. Fortunatamente, il ricco elenco di queste "basi" è offerto dall'art. 6 del GDPR e spazia dalla presenza del consenso prestato dall'interessato all'esistenza di un legittimo interesse del Titolare.
Fornendo un dato personale a Ursula, Ariel ha tutto il diritto di ricevere una apposita informativa che le consenta di conoscere l'identità del Titolare, le finalità del trattamento, il periodo di conservazione dei dati e molte altre informazioni dettate dall'art. 13 del GDPR (inclusa la base giuridica in forza della quale la strega del mare tratterà la voce della Sirenetta).
Tuttavia – è proprio il caso di dirlo – il trattamento dei dati personali di Ariel fa acqua da tutte le parti. Sulla pergamena sottoscritta dalla figlia di Tritone si legge: «Con la presente concedo alla strega del mare una voce per tutta l'eternità». Tale accordo spingerebbe a dichiarare la liceità del trattamento, sussistendo la base giuridica dell'esecuzione di un contratto (ai sensi dell'art. 6, par. 1, lett. b), del GDPR). Però, quel contratto è nullo a norma degli artt. 1418 e 1346 c.c., perché avente oggetto illecito, in quanto contrario a norme imperative. Sul punto, infatti, l'art. 5 c.c. vieta ogni atto di disposizione del proprio corpo che possa comportare la diminuzione permanente dell'integrità fisica e, cedendo la propria voce per sempre, la Sirenetta resterebbe muta a vita.
Inoltre, possiamo facilmente immaginare che Ariel non abbia ricevuto alcuna informativa privacy, subendo un'innegabile lesione del proprio diritto ad essere informata. Ulteriori problemi solleva, poi, la clausola «per tutta l'eternità», perché incompatibile con uno dei principi cardine del GDPR, che limita la conservazione dei dati personali a precisi periodi di tempo; una volta raggiunta la finalità del trattamento, i dati devono essere cancellati o resi anonimi.
E non finisce qui, poiché è altrettanto curioso notare un ultimo elemento. Dopo essere estratta, la voce di Ariel viene conservata all'interno di una conchiglia, il che determina un'ulteriore violazione del Regolamento europeo. A norma dell'art. 32 del GDPR, Ursula deve adottare misure tecniche e organizzative idonee a garantire un adeguato livello di sicurezza dei dati personali e, a riguardo, concorderemo nel ritenere tutt'altro che sicuro uno scrigno fatto di conchiglia, giacché qualsiasi granchio o pirata sarebbe capace di romperlo e rubarne il prezioso contenuto.
Concludendo, se è vero che il diritto regola con norme la realtà e che le fiabe sono la trasposizione, in chiave fantastica, della realtà circostante, una ipotetica Autorità per la protezione dei dati personali del mare avrebbe sicuramente condannato Ursula al pagamento di una sanzione inevitabilmente salata.