Con il Sultano di Aladdin abbiamo delineato le caratteristiche del principio di colpevolezza, individuando le due fondamentali nozioni dell'imputabilità, ossia la capacità di intendere e di volere (leggi l’articolo qui). Con gli Incredibili e le condizioni di natura fisiologica, invece, abbiamo iniziato ad analizzare le cause che possono eliminare o diminuire la capacità di una persona (leggi l’articolo qui) Proseguiamo adesso in compagnia della famiglia Simpson.
Incontriamo Homer e Marge Simpson di ritorno dall'Oktoberfest: Homer si mette alla guida completamente ubriaco e finirà con l'uscire di strada, ribaltando l'auto in una scarpata. Pochi istanti prima dell'incidente, Homer parla fra sé e sé:
- Non sono in condizioni di guidare… hey aspetta! Non devo ascoltarmi, sono sbronzo!
L'amore di Homer per la sua birra è leggendario e sono numerose le volte in cui appare alterato dalla sua assunzione.
Ma se per Homer è amore, per il Codice penale l'ubriachezza rappresenta la seconda condizione di esclusione o diminuzione dell'imputabilità, quella c.d. di natura tossica disciplinate degli articoli da 91 a 95, nei quali si prevedono quattro tipologie di ubriachezza (alle quali è parificata l'intossicazione da stupefacenti), ad ognuna delle quali si attribuisce un diverso disvalore e diverse conseguenze giuridiche: cerchiamo di comprendere quella in cui può essere collocato Homer nel caso che abbiamo descritto.
L'articolo 91 c.p. delinea l'ubriachezza derivata da causa fortuita o da forza maggiore, ossia quella situazione in cui non si è consapevoli di star assumendo alcool, oppure pur sapendolo siamo costretti a berlo da una forza che non possiamo vincere. In questo caso il soggetto non è imputabile per quanto eventualmente commesso e il primo comma dell'articolo 91 c.p. lo dice espressamente: "Non è imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, non aveva la capacità d’intendere o di volere, a cagione di piena ubriachezza derivata da caso fortuito o da forza maggiore".
Per fare un esempio, vi ricordate lo Zio Reginaldo degli Aristogatti, quando viene messo a marinare nel vino bianco per poi essere cucinato? Povero Zio Reginaldo, quando lo vediamo barcollare ed appoggiarsi alle nipoti, Adelina e Guendalina, siamo in presenza di una ubriachezza dovuta a forza maggiore.
Il secondo comma del medesimo articolo si interessa invece al caso in cui il soggetto, pur essendo 'incolpevolmente' ubriaco, riesce comunque a comprendere in parte il suo stato di alterazione e, ciononostante, commette comunque un reato: in questo caso dunque "se l’ubriachezza non era piena, ma era tuttavia tale da scemare grandemente, senza escluderla, la capacità d’intendere o di volere, la pena è diminuita".
Il discorso è invece diverso per Homer Simpson, visto che sa benissimo di assumere alcool in notevole quantità e si rende anche conto di essere sbronzo.
Si mette quindi alla guida 'con leggerezza', anche se si rende benissimo conto di non essere nelle condizioni di farlo: in questo caso la sua ubriachezza potrebbe essere colposa o volontaria. Ciò significa che, anche se nel momento in cui commette il reato non è capace di intendere e di volere, lo era al momento in cui assumeva la bevanda alcolica pur sapendo che avrebbe dovuto guidare per far ritorno a casa. In questo caso, sempre l'articolo 92 c.p. dice che l'ubriachezza "non esclude né diminuisce la imputabilità", ossia è considerata in maniera 'neutra'. Potrà rilevare sotto altri aspetti, che per il momento non ci interessano.
Come non ci interessa, sempre all'articolo 92 c.p. l'ubriachezza preordinata, che si configura quando un soggetto che vuole commettere un delitto si mette in uno stato di ubriachezza per, ad esempio, sentirsi 'più sciolto' nelle sue azioni. In questo caso non solo non si esclude l'imputabilità, ma il secondo comma dell'articolo dice anche che "la pena è aumentata". Possiamo tranquillamente dire che è un'ipotesi che non ci interessa, perché Homer certamente non voleva cagionare l'incidente e non si è ubriacato a quello scopo.
L'amore per la birra rende però Homer anche un po’ Shakespeariano, a tal punto che si cimenta in una rivisitazione dell'Amleto: "Two beer or not two beer: that is the passion" e questa sua dedizione deve farci ragionare su un'altra ipotesi, ossia l'ubriachezza abituale.
Secondo l'articolo 94 c.p. si è in questa condizione quando il soggetto "è dedito all’uso di bevande alcooliche e in stato frequente di ubriachezza": in questo caso il Codice ritiene che, essendo una condizione abituale, il soggetto sia mediamente più pericoloso e quindi non possa essere 'scusato' come nel caso che abbiamo descritto prima. Il reato commesso da chi si trova in questo stato è punito ancora più severamente: l'articolo infatti dice che "quando il reato è commesso in stato di ubriachezza, e questa è abituale, la pena è aumentata".
L'ultima ipotesi è quella invece prevista dall'articolo 95 c.p., la cronica intossicazione. Quando si parla di intossicazione cronica si fa riferimento a quella situazione in cui il soggetto è talmente dipendente dall'alcool che la sua continua assunzione gli ha cagionato delle alterazioni patologiche e permanenti, tali da rientrare nella malattia psichica. In questo caso si parlerà di vizio di mente, totale o parziale, con l'applicazione della disciplina prevista per le condizioni di natura patologica… ma per sapere di cosa si tratta dovrete aspettare la prossima fiaba…
Per rispondere alla nostra domanda, Homer potrebbe rientrare nelle ipotesi di ubriachezza volontaria o colposa, mentre è ovviamente da escludere quella cronica, preordinata e causata da forza maggiore o caso fortuito. È altrettanto vero, però, che non è raro vedere Homer alterato dall'amata birra, quindi sarebbe forse più opportuno parlare di ubriachezza abituale ai sensi dell'articolo 94 c.p.